Buondì cari amici! Alzi la mano chi è appassionato di arredamento e…di storia. Vi chiederete se ho tutte le rotelle a posto questa mattina, e in effetti bisogna essere un po’ strampalati per cominciare una rubrica sulla storia della casa e dell’arredamento, un argomento che forse interessa solo me e pochi altri “topi da biblioteca”.
La storia dell’arredamento è un argomento appassionante, che stimola la mia curiosità sul modo di vivere dei nostri antenati e sulla loro creatività nell’affrontare la sfida di rendere sempre più belle e funzionali le abitazioni.
Per esempio, lo sapevate che le sedie, fino all’Ottocento, erano riservate ai potenti, mentre la gente comune doveva accontentarsi degli sgabelli? E perché i francesi non usano il bidet, pur avendolo inventato? Come si conservavano i cibi, come si lavavano i panni e come ci si riscaldava prima dell’arrivo degli elettrodomestici? Quali sono i primi pezzi di design della storia?
Ora che vi ho svelato a grandi linee quali saranno gli argomenti che tratterò, avrete deciso se proseguire o meno nella lettura e scoprire l’evoluzione di uno dei mobili ormai imprescindibili dell’arredamento contemporaneo: il divano.
L’art du menuisier, Parigi, 1769 // THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY
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Il divano come lo intendiamo oggi, ovvero una seduta concepita per accogliere due o più persone contemporaneamente, in occidente è un arredo relativamente recente, come del resto lo é il salotto, una conquista che risale alle dimore aristocratiche del Settecento.
Forse l’idea di potersi sedere uno accanto all’altro non era molto gradita ai nostri avi, visto che all’epoca il divano é un elemento raro, mentre abbondano poltrone di ogni foggia e stile: gli individualisti europei tuttavia furono affascinati dagli uffici amministrativi dei turchi ottomani, chiamati dīwān, dove i funzionari lavoravano gomito a gomito, seduti su panche in legno ricoperte di cuscini e tappeti. Potrebbe essere questa l’origine del termine divano, anche se i francesi, che importarono in patria l’idea di sedersi in compagnia, utilizzarono diversi termini per descrivere il nuovo arredo, e inventarono sedute di ogni tipo, alcune delle quali decisamente bizzarre, come i “causeuses” (dal francese, conversatrici), divanetti a due posti per conversazioni intime, e le varianti "Marquise", "Tête à tête" (divani a due o tre posti formati da sedute incrociate) e "Indiscret" (divani rotondi con più sedute).
Causeuse in stile Luigi XV |
Tête à tête, castello di Chaumont sur Loire//blandine-la-voyageuse.fr |
I primi divani compaiono alle corti di Luigi XIII e Luigi XIV, anche se il periodo di grande diffusione in scala europea è quello che coincide con lo stile neoclassico o Luigi XVI (prossimamente dedicherò un post agli stili d'arredo). Da allora il divano é uno degli arredi più importanti della casa, simbolo dello status sociale, come il Chesterfield, vera e propria icona del periodo vittoriano, o oggetto di sperimentazioni audaci all’inizio del XX secolo, grazie all’avvento di nuovi materiali e della produzione in serie.
A partire dagli anni ’60 il design e l’industria italiani hanno conquistato il mondo, creando divani dalle linee sempre attuali, tanto che ancora oggi sono tra i più venduti in assoluto, come il divano Charles, dedicato a Charles Eames, prodotto da B&B alla fine degli anni ’90. Del resto, molti pezzi di design del passato stanno vivendo un revival ragguardevole, come lo Strips di Cini Boeri o il Maralunga di Vico Magistretti.
Concludo il post con un doveroso e gradito cenno a Cassina, azienda fondata nel 1927 da due fratelli brianzoli, e che ancora oggi produce gli arredi che sono entrati nella storia, perpetuando la tradizione del miglior made in Italy. Ho scelto come immagine di copertina il divano 552 Floe insel disegnato da Patricia Urquiola per la collezione 2017 di Cassina, ispirato alle forme irregolari e asimmetriche degli iceberg, perché ha una linea molto originale che mi ricorda gli arredi delle astronavi di Star Trek...forse saranno queste le forme dei divani del futuro?
Divano Strips, design Cini Boeri//Photo by the style files |
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